Monica Milite e Massimiliano Palmieri, rispettivamente moglie e figlio di Ciro Palmieri, il panettiere di 43 anni barbaramente ucciso e smembrato a Giffoni Valle Piana (Salerno) il 29 luglio 2022, sono stati condannati in primo grado. La Corte d’Assise di Salerno ha emesso una sentenza che prevede 18 anni di reclusione per la donna e 15 anni per il figlio, accusati di essere responsabili del brutale omicidio.
L’episodio, che ha sconvolto l’opinione pubblica, ha avuto risvolti drammatici. I familiari avevano inizialmente denunciato la scomparsa di Ciro Palmieri, tentando di depistare le indagini. Tuttavia, le ricerche portarono al ritrovamento del cadavere dell’uomo in una zona boschiva di Giffoni, dove il corpo era stato trovato in sacchi di plastica, gravemente mutilato. Le gambe erano state colpite con un machete, e l’arto destro staccato dal resto del corpo.
Il figlio di Ciro, già condannato in un altro procedimento, ha visto aggravarsi la sua posizione, mentre la sentenza ha escluso la tesi della legittima difesa che era stata sostenuta dalla difesa. In aula, la pubblica accusa, rappresentata dai pm Licia Vivaldi e Stefania Faiella, aveva chiesto pene più severe: 25 anni per la moglie e 22 anni per il figlio. Tuttavia, i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche, che hanno portato a una riduzione della pena. Tra 90 giorni saranno rese note le motivazioni che hanno portato a questa decisione.
A fornire un ulteriore elemento di prova a carico dei familiari è stato un video delle telecamere di videosorveglianza, che ha contribuito a incastrarli, portando alla condanna che chiude il primo grado del processo.