Ponticelli, sei arresti nella faida tra i clan: ricostruiti tre omicidi

NAPOLI – Una nuova svolta nelle indagini sulla sanguinosa guerra tra i clan Schisa-Minichini e Sarno a Ponticelli. All’alba, la polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone, ritenute gravemente indiziate – a vario titolo – di omicidio aggravato dal metodo mafioso e porto abusivo di armi da fuoco in luogo pubblico.

I destinatari del provvedimento sono: Michele Minichini, 34 anni, detto Tiger; Giulio Ceglie, 42 anni; Vincenza Maione, 49 anni; Gabriella Onesto, 45 anni; Ciro Contini, 36 anni (nipote del boss Eduardo Contini, estraneo all’inchiesta); e Mariarca Boccia, 38 anni. Un settimo indagato, un 32enne, risulta ancora irreperibile.

L’azione repressiva è frutto di un’indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, con il supporto del commissariato di zona e sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli accertamenti si concentrano su tre omicidi avvenuti tra il 2016 e il 2018, attribuiti ad affiliati del cartello Schisa-Minichini, all’epoca operante nel rione De Gasperi e alleato con il clan Rinaldi-Reale di San Giovanni a Teduccio.

Grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, le indagini hanno ricostruito il contesto di una violenta contrapposizione esplosa all’interno del sottobosco criminale partenopeo. A scatenare la faida sarebbe stata la decisione di alcuni esponenti del clan Sarno di avviare un percorso di collaborazione con le autorità.

Tre gli omicidi al centro dell’inchiesta. Il primo è quello di Mario Volpicelli, avvenuto il 30 gennaio 2016. L’uomo, incensurato e del tutto estraneo alla criminalità organizzata, fu freddato mentre rientrava a casa. Secondo gli inquirenti, fu scelto come bersaglio in quanto parente di un soggetto coinvolto in un precedente delitto legato alla camorra.

Il secondo omicidio risale al 7 marzo 2016: Giovanni Sarno fu ucciso all’interno della sua abitazione in via De Meis, con due colpi d’arma da fuoco, uno al fianco e l’altro alla testa. Le indagini indicano come movente i legami familiari con esponenti del clan Sarno passati alla collaborazione con la giustizia.

Il terzo delitto è quello di Salvatore D’Orsi, avvenuto il 12 marzo 2018. Considerato vicino al clan De Micco, D’Orsi fu raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco sotto casa e morì il giorno seguente in ospedale per le gravi ferite riportate.

Il provvedimento cautelare è stato emesso in fase di indagine preliminare: i soggetti coinvolti sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva e potranno avvalersi dei mezzi di impugnazione previsti dalla legge.