Pomigliano d’Arco – Mancano ormai pochi giorni alla decisione definitiva del Ministero dell’Interno sul destino del Comune di Pomigliano d’Arco, sotto osservazione da mesi per sospette infiltrazioni mafiose. Entro la fine di giugno, il ministro Matteo Piantedosi dovrà firmare il decreto che potrebbe portare allo scioglimento del consiglio comunale, o, in alternativa, a una soluzione più “morbida” con prescrizioni e controlli rafforzati.
La relazione della commissione d’accesso, già sul tavolo del Viminale, è frutto di mesi di accertamenti condotti dalla Prefettura di Napoli, e secondo fonti riservate, gli ispettori avrebbero presentato una relazione dettagliata direttamente al Ministero. Si tratta di un dossier di meno di 200 pagine, ma ricco di elementi ritenuti “significativi”.
Secondo fonti interne, tra i nodi più delicati emergerebbero anomalie negli appalti pubblici e presunti condizionamenti legati a rapporti opachi tra funzionari comunali e ambienti riconducibili alla criminalità organizzata. Sebbene il contenuto ufficiale della relazione sia coperto da riserbo istituzionale, le indiscrezioni parlano di un quadro “non trascurabile”.
La linea Piantedosi: rigore o prudenza?
Il ministro Piantedosi ha spesso mostrato un orientamento cauto verso lo scioglimento degli enti locali, preferendo in diversi casi soluzioni di vigilanza potenziata piuttosto che commissariamenti drastici. Tuttavia, se dalle carte dovessero emergere segnali chiari di condizionamenti sistemici, il margine di tolleranza potrebbe ridursi drasticamente.
Pressioni e silenzi
A complicare il quadro, ci sarebbero anche pressioni politiche trasversali per evitare lo scioglimento. Il Comune è guidato dal sindaco Raffaele Russo, figura storica della politica cittadina, sostenuto da una coalizione composita che unisce componenti di centrodestra e centrosinistra. Fonti romane riferiscono di interventi informali provenienti da più ambienti per contenere l’impatto della decisione.
Possibili sviluppi giudiziari
Nel frattempo, si rincorrono voci di nuove inchieste giudiziarie e possibili misure cautelari a carico di esponenti della politica locale. Se confermate, tali novità potrebbero influenzare in modo decisivo la scelta del Viminale, spingendo verso lo scioglimento immediato per mafia.
Una scelta emblematica
Il caso Pomigliano d’Arco non è isolato, ma rappresenta un banco di prova per la credibilità dello Stato nella lotta alle infiltrazioni negli enti locali, soprattutto in contesti ad alta esposizione strategica e industriale. In un momento in cui la legalità nei territori è sotto pressione, la decisione del Ministero sarà anche un messaggio politico nazionale.
Il conto alla rovescia è iniziato. A fine giugno la città saprà quale sarà il proprio destino istituzionale: commissariamento per mafia o affiancamento controllato. In entrambi i casi, si aprirà una nuova fase per Pomigliano.