NAPOLI – «Abbiamo denunciato per anni che la crisi del credito non nasce soltanto dalla mancanza di garanzie, ma dalla debole redditività delle imprese del Sud».
È l’allarme lanciato da Luigi Carfora, presidente di Confimi Industria Campania e del Consorzio Suggestioni Campane Promotion, che richiama l’attenzione sulla fragilità strutturale del tessuto produttivo campano e sulla necessità di una nuova politica industriale regionale.

Secondo i più recenti dati ISTAT, oltre il 94% delle imprese campane è costituito da micro-aziende con meno di 10 addetti, con una media di appena 3 lavoratori per unità locale.
Un sistema produttivo che, spiega Carfora, «fatica a generare fatturato, utili e occupazione stabile».

«Non vogliamo assistenza, ma condizioni competitive», sottolinea. «Le imprese campane non possono restare ostaggio di infrastrutture obsolete, autorizzazioni lente e servizi primari inefficienti. La burocrazia scoraggia chi vorrebbe investire o crescere sul territorio».


Spopolamento e desertificazione industriale

Il presidente di Confimi avverte che il fenomeno dello spopolamento non riguarda più solo le aree interne, ma anche le città principali della Campania, dove aumentano le famiglie e i giovani costretti a emigrare per mancanza di lavoro e qualità della vita.

«Quando un’impresa chiude o si trasferisce altrove — osserva Carfora — non perdiamo solo posti di lavoro, ma un pezzo di comunità. La desertificazione industriale diventa desertificazione sociale».


Export e competitività: “Non bastano le fiere, servono relazioni stabili”

Sul fronte dell’export, Carfora denuncia un sistema a due velocità: «Poche grandi aziende trainano le esportazioni, mentre la maggior parte delle PMI resta esclusa dai mercati internazionali.
L’export non può essere un’avventura occasionale: servono missioni mirate, canali esteri permanenti e strutture regionali dedicate al Made in Campania».


Turismo e America’s Cup: un’occasione da non sprecare

Per il presidente di Confimi, anche il turismo deve diventare un motore di sviluppo integrato.
«L’America’s Cup è un’enorme opportunità, ma senza una regia comune rischia di restare un evento isolato. Serve una strategia che unisca turismo, cultura, artigianato e industria locale».

Carfora segnala inoltre un calo del 10-15% dell’affluenza turistica nel 2025 rispetto ai livelli pre-pandemia: «Bisogna capire le cause e intervenire subito. Il turismo non è solo svago, è occupazione e indotto per ristorazione, trasporti e commercio».


Le priorità per la prossima amministrazione regionale

  1. Sburocratizzazione: sportello unico digitale e tempi certi per autorizzazioni.

  2. Crescita dimensionale: incentivi per reti e fusioni tra PMI.

  3. Export strutturato: relazioni commerciali stabili e supporto tecnico.

  4. Tutela del Made in Campania: lotta alla contraffazione e vigilanza internazionale.

  5. Rigenerazione industriale: politiche integrate per contrastare lo spopolamento.


«La Campania non può più limitarsi a inseguire – conclude Carfora –.
Serve una politica industriale regionale capace di governare i processi economici, non di subirli.
Solo mettendo al centro imprese, lavoro e territorio potremo tornare a crescere e restituire fiducia ai cittadini».