Nell’era del cinismo, Hamsik se ne va nel silenzio più assordante

Hamsik se ne va, così è stato deciso. Nel bel mezzo della stagione se la squaglia, parafrasando le nobili e sensibili righe de la Rosa (ndr). In base alla logica della nuova dimensione calcistica tutto ci deve scivolare addosso. Perché chi si affeziona è solo una vittima predestinata, solo un appellativo per nuocere a se stessi. Il vero tifoso coglie l’attimo fuggente e si integra in una società consolidata dal puro e abietto cinismo. Giusto? Nessuno che contempli sentimenti e stati d’anima. Nessuno che si soffermi alla riflessione o alla giusta saggezza di un tempo. Dove sta scritto che dovremmo adeguarci alle modalità del calcio moderno? Quelle che blaterano sul susseguirsi di calciatori senza poter contemplare alcun simbolismo. Dove sta scritto che dovremmo accettare compromessi e tavoli di trattative? E, soprattutto, chi lo dice che non avevamo il diritto di poter salutare in maniera confacente un ragazzo che ci è stato accanto per quasi 12 anni?

LA MANCANZA DI RISPETTO NON SI SPOSA CON ‘NAPOLI’

Napoli non conosceva ostacoli in tempi di ‘guerra‘, quelli in cui scendevi in campo per schivare mine e aggiudicarti lo scalpo del nemico. Marek Hamsik ne ha fatto parte, insieme ad uno stadio sempre gremito. Oggi ci si pone il quesito di un San Paolo semi-deserto, nonostante i mini-abbonamenti a prezzi stracciati. La risposta entra nel merito di chi vuol capirla, non si tratta di risultare detrattori o irriconoscenti, bensì di una mancanza di rispetto che ha forse origini ben più datate dei fasti avvenuti la scorsa estateSono napoletano e per mia fortuna nutro ancora dei sentimenti. Nel 21°secolo significa avere dei limiti? Me li voglio tenere, e faccio tanti auguri ai giovani del progresso per un futuro cospicuo e di belle speranze. Volevo piangermi il morto e avevo tutto il diritto di poterlo fare! Lasciar trapelare le avvisaglie di questo addio attraverso la voce dei pochi eletti è sinonimo di una manifesta indifferenza verso il pubblico di Napoli.

Il problema non è il volersi adeguare o meno, ma l’imporre a forza di cose il proprio modus operandi senza la minima considerazione della sensibilità altrui.

Il tifoso non riempie gli spalti più come una volta per la mancata creanza, per le ripetute intolleranze, e non perché la Juventus è diventata irraggiungibile. Quest’ultima, in una maniera o nell’altra, lo è sempre stata, e in passato questa rilevanza non aveva mai inibito il tifoso nel restarsene a casa. Lo stadio si riempie con il rispetto reciproco, senza protagonismo o esibizionismo alcuno. Marek Hamsik è stata la mia favola, la più bella della rinascita del calcio Napoli. Nel bene o nel male lui c’è sempre stato, condividendo gioie e dolori. Ha ricevuto carezze e altrettanti schiaffi, anche da coloro che oggi, magari, versano lacrime da coccodrillo e recitano la propria parte di circostanza. Avevo, e avevamo, il diritto di poterlo salutare come meglio conviene. Marek lo meritava, la nostra passione lo meritava.