Insigne alla ricerca della pietra filosofale

Per quanto concerne la sua collocazione in campo, Lorenzo Insigne e Carlo Ancelotti, durante il ritiro di quest’anno a Dimaro, giunsero al diplomatico armistizio.

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Ricoprire la zona esterna di sinistra d’attacco degli azzurri. Il ritorno alle origini, la pietra filosofale per lo scugnizzo napoletano. Sì, perché, dopo l’evidente flessione avuta lo scorso anno, l’attaccante Partenopeo ha chiesto espressamente di abbandonare il ruolo di seconda punta per tornare al suo ruolo naturale di esterno sinistro. Riprendere la propria identità calcistica e ritornare leader sul campo. E bisogna ammettere che aveva ragione da vendere, le sue prestazioni durante la preparazione estiva sono state al livello della sua nomea. Dribbling, assist per i compagni, gol, efficienza tattica, e, soprattutto, tranquillità a sufficienza nel ricoprire la sua zona di campo preferita. Anche l’esordio in campionato ha avuto i suoi riscontri, nonostante un primo tempo altalenante, Insigne regala sin da subito una doppietta ai tifosi accorsi al Franchi di Firenze, con tanto di vittoria al seguito. La trasferta di Vinovo per affrontare la Juventus, purtroppo, riserverà una spiacevole sorpresa; e quello che presumeva essere un recupero dall’affaticamento muscolare avvertito durante il riscaldamento del match contro la Juve, rischia di tramutarsi nell’ennesimo equivoco tattico.

LA MATTONELLA PERDUTA

Il rientro contro la Sampdoria è di breve durata, quello ufficiale è sicuramente da accostare a Napoli-Liverpool. Ebbene, nonostante la buona volontà e l’impegno, Lorenzo sembra trovare qualche difficoltà nel riprendersi la sua zolla di campo preferita. Complicanze che cercheremo di rilevare nei seguenti fotogrammi.

 

Il Napoli schierato in campo contro il Cagliari vedeva una costruzione di gioco a tre, con un solo terzino alto (Mario Rui) con lo scopo di creare una forte densità centrale nella trequarti avversaria

 

La suddetta densità ha portato l’accentramento dei tre attaccanti, con la conseguenza di poter effettuare cambi di gioco ai soli esterni di ruolo.

 

La strategia prevedeva una maggiore vicinanza di Insigne con Mertens, ragion per cui, la costruzione del gioco da parte dei centrocampisti era leggermente decentrata, puntando maggiormente sullla catena di sinistra.

 

Zielinski convergerà verso Mario Rui, con Mertens che incrocerà verso il suo lato e Lorenzo che si incuneerà centralmente imbottigliandosi nella folta schiera difensiva costruita ad arte dalla squadra di Maran.

 

Questo metodo ha portato spesso Insigne ad abbassarsi e spesso è stato Mertens a cercare maggiormente l’esterno del campo per non risultare prevedibile.

 

Potrebbero risultare singole coincidenze ma, in effetti, anche in fase di ripiego Insigne riprendeva una porzione di campo più centrale rispetto alle sue consuete abitudini. Con Zielinski che sostituiva la sua mansione in fase di marcatura sull’out di sinistra.

IL SECONDO TEMPO ABULICO DI LORENZO

Nella seconda frazione di gioco cambiano le carte in tavola. La costruzione è sempre basata sui tre centrali, ma c’è Allan che si abbassa sul centro destra, consentendo a Di Lorenzo di alzare il baricentro e sfruttare la fascia destra in larghezza. Callejon affiancherà Mertens e Lozano al centro dell’attacco. Quest’ultimo, ripiegando inevitabilmente sul centro sx, ridurrà sensibilmente la zona di campo dello stesso Lorenzo.

 

I cambi di gioco risultano con una maggiore fluidità, ma l’affollamento creato con questa metodologia isolerà maggiormente Lorenzo Insigne, escludendola dalla manovra e rendendolo avulso dal gioco.

 

Dopo che Callejon preferirà la progressione di Mario Rui, il quale, inevitabilmente, by passerà Insigne per convergere e crossare verso il centro.

L’OPINIONE A TAL PROPOSITO

Le mie considerazioni personali sono inerenti alla presenza di Lozano ed Insigne in un raggio d’azione pertinente ad entrambi. Nello specifico, il messicano viene utilizzato come prima punta, ma non dà punti di riferimento solidi ad una sottopunta ideale come Dries Mertens. In pratica, un calciatore in grado di girargli attorno e sfruttarne le capacità fisiche. Ciò comporta un reparto d’attacco sfruttato maggiormente in orizzontale, allontanando, e arretrando, sempre più la posizione di Insigne a lui più congeniale. Durante la preparazione, infatti, il talento di Frattamaggiore esaltava le sue qualità in virtù di un assetto più verticale, composto da Mertens e da Milik. Questo non vuol significare che gli acquisti di Lozano e Llorente risultino un intralcio all’estro del capitano azzurro, anzi, una maggiore definizione dei ruoli potrebbe riscuotere una maggiore efficacia per lo stesso calciatore. Probabile che Lozano migliori sempre più nel ruolo affidatogli di prima punta, ma in attesa di tutto ciò, e, forse, per non gravare ulteriormente sulla zona di competenza del numero 24 napoletano, si potrebbe pensare ad un rodaggio diverso. Basato su una punta di maggiore spessore fisico, come Llorente o Milik, e una trequarti esperta affidata a Mertens, ma anche Younes all’occorrenza. Insomma, tirando le somme, dopo aver appianato le divergenze dello scorso anno con tifosi e società, il desiderio è di vedere un Insigne soddisfatto e nel suo ruolo di appartenenza. Un calciatore sicuro di se stesso, pronto a regalare gioie ai propri supporters.