Frattamaggiore: Omicidio Melania Rea, la figlia Vittoria “cancella” il cognome del padre

 

All’età di 11 anni Vittoria la figlia di Salvatore Parolisi si fa chiamare – anche per l’anagrafe – con il cognome della madre.

Da ieri, la piccola, affidata ai nonni materni, si chiamerà Vittoria Rea. Il giudice ha infatti approvato il cambiamento voluto dalla giovanissima. Una scelta dettata dalla voglia di cancellare, anche dal suo nome, le tracce dell’uomo condannato per il feroce omicidio della sua giovane mamma.

«Vittoria la figlia di Melania Rea, si è stancata di portare quell’ingombrante e imbarazzante cognome del padre e nei giorni scorsi è riuscita ad ottenere dai giudici il cognome della madre. Da oggi sarà Vittoria Rea! Un altro passo in avanti che la bambina, che oggi ha undici anni, ha compiuto per cancellare quella parte del passato che è un vero e proprio inferno. Una sofferenza immane a cui è stata costretta dopo che suo padre il 18 aprile del 2011 ha ucciso mamma Melania, con trentacinque coltellate, proprio sotto i suoi occhi. Vittoria all’epoca aveva diciotto mesi e secondi i giudici era nel seggiolone, in auto, quando Salvatore trucidò la moglie. Vittoria così piccola è rimasta senza mamma e senza padre.

Al suo fianco da sempre ci sono i nonni materni e lo zio Michele Rea che amorevolmente si prendono cura di lei e la aiutano costantemente nel suo percorso di crescita, che mamma Melania segue dal cielo». Parolisi per mesi l’uomo ha tentato di depistare le indagini fino alla ricostruzione della verità. La piccola Vittoria all’epoca aveva appena 18 mesi ma, secondo quanto ricostruito dai giudici, si trovava a pochi metri dalla scena del crimine. Era infatti adagiata sul seggiolone della macchina mentre la madre veniva barbaramente trucidata da Parolisi. Nuova vita, intanto, per Salvatore Parolisi.

L’ex militare di Frattamaggiore condannato a 20 anni di carcere ha scontato metà della pena detentiva e avrebbe intrapreso una relazione con una donna da circa tre anni. Ritenuto un detenuto modello – come riporta il settimanale “Giallo” – oggi lavora da centralinista nel carcere di Bollate, dove è ristretto. Nel frattempo ha maturato il diritto di lasciare il carcere per motivi di lavoro o studio. L’ex caporalmaggiore, infatti, è iscritto alla facoltà di Gurisprudenza e potrà lasciare il penitenziario, come prevede la legge, per periodi variabili da un’ora a 15 giorni consecutivi, per un massimo di 45 giorni l’anno. Da tempo l’ex militare riceve le visite di una donna, sua coetanea.