Tommaso De Luca Casoria Operaio

Morte operaio 58enne di Casoria: in sei a processo

La Procura di Benevento chiede il processo per sei persone, tra cui un alto dirigente Rfi, per la morte di Tommaso De Luca, 58enne di Casoria.

Secondo le indagini e le conclusioni degli inquirenti il 58enne fu mandato a lavorare a quattro metri di altezza senza casco protettivo, senza dispositivi e imbracature di sicurezza, senza parapetti e nonostante fosse inidoneo a svolgere lavori in quota.

De Luca, di Casoria, dipendente dell’impresa edile R.e.m. Srl di Benevento, il 3 febbraio 2020 era impegnato con dei colleghi in un cantiere nella stazione di Benevento per realizzare un fabbricato destinato ad “Apparato computerizzato centrale”, quand’è precipitato dal solaio dell’edificio in costrizione da un’altezza di 3,73 metri. A conclusione delle indagini preliminari, la Procura di Benevento ha chiesto sei rinvii a giudizio: una tragedia aggravata dal fatto di essere accaduta in un contesto “pubblico”, un cantiere di Rfi, Rete Ferroviaria Italiana, che vede anche un proprio funzionario tra i sei imputati che dovranno comparire in aula per rispondere del reato di omicidio colposo il 4 aprile 2022.

Il Sostituto Procuratore ha chiesto il processo per sei persone, tutti accusati del reato omicidio colposo in concorso, aggravato dal fatto di essere stato commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Al suo datore di lavoro, Emilio Russo, 64 anni, di Villaricca (Na), legale rappresentate della R.e.m., si imputa di aver omesso “di dotare il fabbricato, e in particolare il costruendo solaio di piano, su tutti i lati verso il vuoto, di normali e robusti parapetti e cioè di protezioni contro le cadute dall’alto, alte almeno un metro”; di dotare i lavoratori che eseguivano lavori in quota di “dispositivi e imbracature di sicurezza” e di allestire “linee vita da collegarsi alle stesse”; di “impiegare sistemi di accesso e posizionamento mediante funi alle quali il lavoratore fosse direttamente sostenuto”; di fornire agli addetti “necessari e idonei dispositivi di protezione individuale e dunque casco protettivo e imbracature di sicurezza”; di non aver tenuto conto, nell’affidare i compiti ai dipendenti, “delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e sicurezza”: De Luca eseguiva lavori in quota pur avendo “una limitazione sul giudizio d’idoneità fisica alla mansione a non eseguire lavori in altezza” da parte del medico dell’azienda. Oltre a Russo, è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per un altro dipendente dell’impresa, Pasquale Moccia, 58 anni di Cardito, per non aver vigilato, nella sua funzione di “preposto” sull’osservanza degli obblighi di legge nel cantiere e non aver segnalato al titolare queste gravi lacune.

E’ stato quindi chiesto il processo anche per Marco Cerullo, 60 anni, di Latina, funzionario di Rfi, quale responsabile del procedimento e dei lavori in questione, e, a cascata, per Luigi Tamantini, 45 anni, di Casoria, libero professionista incaricato da Rfi nella sua qualità di coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione; per Vincenzo Tucci, 55 anni, di Casoria, come legale rappresentante della società “Centro Meridionale Costruzioni srl” affidataria nonché mandataria e firmataria dell’accordo quadro di appalto tra Rfi e il Rti, il Raggruppamento Temporaneo di Imprese che se l’era aggiudicato; infine per Mario Filosa, 70 anni, di Itri, quale legale rappresentante della Macfer srl mandante del Rti ed esecutrice dei lavori, poi subappaltati alla R.e.m.

Raggio di Sole Cooperativa Banner