I cileni hanno bocciato la nuova Costituzione Progressista

di Martina Orecchio – In Cile si stanno scrivendo nuove, importanti pagine di storia.

La bozza di una nuova Costituzione messa a punto in un anno di lavoro da una Assemblea costituente formata da 155 membri, e segnalata dagli analisti come «la più avanzata del mondo», ha ricevuto una sonora bocciatura nel referendum a cui ha partecipato gran parte dei 15 milioni di aventi diritto. Un risultato inequivocabile: il 62% dei cileni ha votato “no” e solo il 38% ha votato “sì”. Numeri che obbligano il governo a riflettere e cercare immediatamente una strategia che permetta di non far morire il progetto di una Carta Magna che sostituisca quella dell’epoca di Pinochet (1978). Poco dopo la chiusura dei seggi, infatti, il presidente Gabriel Boric ha inviato una lettera ai leader di tutti i partiti cileni, convocandoli per un incontro che doveva servire a «creare uno spazio di dialogo trasversale» e a definire in tempi brevissimi come portare avanti il processo costituente.

La nuova Costituzione è stata giudicata da molti troppo ambiziosa

La prospettiva di genere è presente in quasi tutto il testo: avrebbe aperto la via per legalizzare l’aborto e avrebbe introdotto elementi molto all’avanguardia, come il principio di parità che impone che in tutti gli incarichi pubblici ci siano almeno il 50% di donne. Lo stato cileno nel testo della nuova Costituzione viene dichiarato ecologico: sarebbero state approvate solo politiche sostenibili a livello ambientale e per proteggere la natura si sarebbe creata una “defensoria”, un organo politico per tutelarla.