Il ministro Caterpillar spinge sull’acceleratore del federalismo

di Biagio Fusco – Roberto Calderoli, attuale Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie nel governo Meloni, anche se con simpatia ribattezzato dal web “ ministro caterpillar “, evidentemente per la ferma determinazione che ha sempre ispirato l’indirizzo del suo modo di fare politica, dà un’accelerata verso una forma di organizzazione dello Stato che, senza equivoci, va nella direzione del federalismo. Si tratta forse di un passo indietro? Di un ritorno scellerato a quella visione secessionista della politica italiana che ricorda gli esordi della Lega Nord di Umberto Bossi, arroccata su posizioni discriminatorie ed escludenti sotto il profilo economico e fiscale, divisive innanzitutto di quel sentimento di unità nazionale costato sacrifici di sangue al popolo italiano ? Di certo non rappresenta un passo in avanti. Nemmeno un attimo per illustrare la sua proposta agli enti locali che si scatenano furenti le ire dello “ sceriffo Vincenzo De Luca “, il quale dalla Campania soffia sui venti di guerra e tuona : ” Faccia marcia indietro, così genera caos e spacca in due il Paese “. Ma conoscendolo non arretrerà di un passo. Ed infatti Calderoli dal 8 novembre scorso ha già pronto lo schema che disegnerà il destino prossimo della autonomia differenziata in Italia, in altri termini mutuati dai mass media oggi il confronto politico è incentrato sulla opzione che si definisce “ federalismo à la carte ”. Ma in cosa consiste ? soprattutto quali potrebbero essere i risvolti immediati, pratici di questa variante nel sistema organizzativo dello Stato. Ebbene, FDI correttamente pone l’accento sul rischio, poco calcolato, di una pericolosissima sperequazione nella disponibilità delle risorse, tale da originare una netto separatismo tra Regioni di serie A e Regioni di serie B. La scoperta che la Lega, Italiana, Nord o Lombarda a questo punto conta poco, voglia il federalismo, anzitutto fiscale, in Italia non è dell’ultima ora. Lombardia e Veneto vi hanno anche fatto un referendum. Il vero problema è incardinato sul tema dei livelli essenziali di prestazione (LEP), i quali permettono a tutti i cittadini di accedere, con eguale diritto, agli stessi servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione, sotto l’aspetto qualitativo e della efficienza. E’ proprio lì che si gioca la partita federalista, con tutte le complicate garanzie di cui poco si discute. Se in Brianza, ad esempio, c’è maggiore necessità di coprire i ruoli amministrativi degli insegnanti, bisognerà porvi rimedio ricorrendo ad un organico regionale aggiuntivo di docenti. Se accade la stessa cosa a Napoli, allora esiste una ragionevole probabilità che i mezzi economici non consentano la medesima operazione. Intanto il terreno di gioco di questa delicata sfida si sposta a Roma, dove è stata convocata la conferenza delle Regioni. Calderoli, però, non accenna alla minima ritirata, anzi, con i toni caustici ai quali ci ha abituato in questi anni trascorsi quasi sempre alla ribalta delle scene politiche, talora nel bene, talora nel male, replica in modo sarcastico ma contemporaneamente (da politico navigato) apre al confronto: ” Ringrazio dell’interesse manifestato sull’autonomia differenziata da parte del governatore campano De Luca e dei tanti, parlamentari o sindacati, che stanno chiedendo il ritiro di una proposta, la mia proposta, che non essendo mai stata presentata da nessuna parte non si vede come possa essere ritirata “. In altri termini, invita tutte le forze politiche sul territorio italiano ad ” una leale collaborazione “. Tutto ciò – è facile da capire – entra in uno stridente e forse insanabile conflitto con la prospettiva nazionalista inaugurata dal neo governo meloniano, cui fa eco la posizione assunta sull’argomento dai Dem e dal Pd, partiti entrambi fortemente contrari all’attuazione dei 9 articoli che integrano il testo della legge attuativa, la quale introdurrà nell’ordinamento costituzionale ” l’attribuzione di ulteriori forme di autonomia ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione “. Ed infatti i dem evidenziano che “ l’autonomia così come più volte ribadito dal presidente Mattarella, rafforza l’unità nazionale quando attua il principio di sussidiarietà e rafforza la coesione sociale e invece la bozza del DDL Calderoli non rispetta lo spirito e i principi indicati dalla Costituzione “. Lo spirito invece che anima questa riforma è chiaro, ogni Regione sarà libera di scegliere. Si attendono i report dei vari governatori delle regioni d’Italia che stanno passando in esame questo “ progetto di innovazione e ristrutturazione dello Stato “. Acuta è l’osservazione in merito di Roberto Occhiuto, forzista, governatore della Calabria che fissa precisi paletti quando parla della devolution voluta da Calderoli: ” Va fatto procedere il fondo di perequazione e fissati parametri standard, i livelli essenziali di prestazioni, perché non si possono aumentare le disparità “. Insomma, il federalismo à la carte verrebbe implementato attraverso intese con le singole Regioni, il Parlamento potrebbe esprimere solo un parere, non emendarlo o intervenire. Non ci sta Massimo Villone, costituzionalista, Presidente del coordinamento per la democrazia costituzionale, che con una mobilitazione ad hoc è dell’avviso che l’autonomia differenziata di Calderoli appare come ” un progetto di legge che mette il turbo al motore separatista “.