Domenica mattina, in via Piemonte ad Afragola, è accaduto un fatto di cui vale la pena parlare. Intorno alle 5, un signore sulla quarantina, come da routine, è uscito di casa per avviarsi verso l’auto. Una volta arrivato, però, si è subito reso conto che – aperta la portiera – non sarebbe stato l’unico presente in quell’autovettura. Una situazione molto ambigua: qualcuno stava tranquillamente dormendo sui sedili posteriori. Il primo pensiero dell’uomo è stato sicuramente rivolto a qualcuno intenzionato a compiere l’ennesimo furto, poi finito male. Quasi con stupore, però, si è reso conto di una situazione molto lontana da quella che aveva immaginato.
Un ragazzino di colore, sulla quindicina, avrebbe dovuto passare l’ennesima notte in strada, ma aveva paura. Era consapevole dei rischi che avrebbe corso, per l’ennesima volta. E così, pur di non dormire per strada, ha pensato di rifugiarsi nella macchina di uno sconosciuto, sperando di essere al sicuro. La gente, nel frattempo scesa in strada per capire la situazione, si è preoccupata e gli ha posto delle domande, a cui il ragazzino ha scelto di non rispondere. Successivamente, gli è stato suggerito di cambiare luogo.
Questa situazione dovrebbe divenire uno spunto di riflessione per il clima di razzismo che si respira nel nostro paese. E qui, non da giornalista ma da persona con una coscienza, mi permetto di esprimere un parere puramente personale. Il problema del razzismo vede le sue radici nella concezione negativa che esseri umani hanno di altri esseri umani. Nessuno è straniero, in nessun posto. Il mondo è uno solo, ed è di tutti allo stesso modo. Nessuno, per importanza, viene prima e nessuno viene dopo. Quando questo diverrà chiaro, forte questo clima finirà. Per adesso, però, sembra pura utopia.