Il futuro del Napoli, tra prospetti, plusvalenze e belle speranze?

Questo nuovo anno ci sta dicendo molto su quello che sarà il Napoli del futuro. Sassuolo e Lazio ci hanno fatto scoprire un prospetto da campione nel cerchio di centrocampo: Fabian Ruiz. Lo spagnolo si è rivelato un gigante nel ruolo di centrale, l’infortunio di Hamsik ha dato la possibilità all’ex centrocampista del Betis Siviglia di posizionarsi nel ruolo a lui più consono. Fisicità, progressione, corsa, dribbling e lanci ad ampio raggio. Il prototipo del centrocampista moderno a servizio di Carlo Ancelotti. Amadou Diawara, un calciatore acquistato nel 2016 con tanti buoni propositi e fiducia per il prospetto che rappresentava. Questo 2019 nasce sotto una buona stella per il calciatore guineano, la continuità di rendimento, copertura del ruolo e – soprattutto – concentrazione, hanno sempre rappresentato la spada di Damocle per l’ex bolognese. Ebbene, queste due ultime prestazioni ci consegnano un calciatore rigenerato, maturo, consapevole delle proprie capacità.

UNA ROSA COMPLETA CHE NON VA SMEMBRATA

Il futuro azzurro è rappresentato anche da Simone Verdi, Amin Younes, Faouzi Ghoulam, tutti calciatori ritrovati dopo i rispettivi infortuni e che vanno ad infoltire una rosa pressoché  completa. AlexMeret, Arkadiusz Milik e Piotr Zielinski hanno giovinezza e talento da poter disporre per questa squadra. Capitan Hamsik, Lorenzo Insigne e Kalidou Koulibaly scalpitano, il gioco del destino li vedrà pronti a rientrare proprio al Meazza di San Siro. Lo stadio che tanta discordia ha generato per le vicende succedute al match contro i nerazzurri. Gli ultimi giorni di calciomercato non devono destabilizzare l’equilibrio ritrovato di questi ragazzi. Ancora una volta c’è da fare i conti con il PSG. Ma stavolta non si tratta di calcio giocato, bensì di una trattativa da rimandare a data da destinarsi. Perdere Allan in questa sessione di mercato sarebbe un segnale sbagliato da dare a questa rosa, la quale ha già avuto il suo bel da fare per ricompattarsi dalle vicissitudini del recente passato.

UNA SOCIETA’ AUTOFINANZIATA

Il Napoli è una società che fattura 201 milioni e ne spende 203 per costi di gestione. Ne ha 72 in cassa senza distribuirli ai dividendi societari perché messi a riserva come tesoretto. Una zavorra piantata a terra in caso di maestrale, qualora una mancata qualificazione Champions riduca – notevolmente – il fatturato principe. Parliamoci chiaro, allo stato attuale – e cioè senza strutture di proprietà che aumentino i ricavi – questa dirigenza non può fare a meno delle succulenti plusvalenze in stile Allan. Se a queste aggiungiamo ipotetici accordi di sponsorizzazioni che ne possono derivare (Qatar Airways) allora il piatto ingolosisce sempre più. Ma il Napoli è anche una società forte, tra le prime venti in Europa, ma soprattutto gode di buona salute. Tra le poche aziende calcistiche in Europa nel non usufruire del credito bancario, non crea interessi passivi perché rilascia fatture nei tempi stabiliti. Ragion per cui ha la forza – e l’obbligo morale – di trattenere calciatori come Allan in questa sessione invernale per non inficiare negativamente sul prosieguo della stagione.

LA MATURITA’ DEL TIFOSO

Certo, al tifoso non può fregargliene un fico secco del virtuosismo e dei conti tenuti a bada, d’altronde allo stesso viene chiesto il costo di un biglietto per sostenere la propria squadra affinché questa possa vincere. Ma il futuro prevede salde figure finanziarie all’orizzonte, specie per squadre come Inter e Milan. E, sempre rifacendoci alla situazione odierna, una società come il Napoli ha il dovere di programmare e preventivarne le strategie da adottare. E’ pur vero che non potremo essere schiavi per sempre di mancate qualificazioni Champions e plusvalenze. La strada da percorrere potrebbe essere quella di aumentare i ricavi con l’acquisizione di proprietà come lo stadio e strutture proprie come i centri di allenamento. Ma per imbastire questo discorso bisognerà accettare il compromesso di non poter competere per almeno 3-4 anni, il tempo utile per un proficuo ritorno economico. Napoli è abbastanza matura per acconsentire a cotanta pazienza?