La pretesa non era la vittoria, ma un’identità da perseguire

Equivoci e incomprensioni sono termini che potrebbero riassumere la stagione agonistica del Napoli. Imbastire discorsi sulla mancanza d’identità di questa squadra è diventata, per antonomasia, la correlazione principale per la pretesa della vittoria. Concetto, quest’ultimo, che difficilmente poteva essere auspicato dal tifoso Partenopeo. Anche il sostenitore più accanito, e quello più ottimista, poteva realmente reclamare tale ambizione. Doveva essere (in effetti lo è stato) un anno di transizione, quello da inizio ciclo per un allenatore blasonato come Carlo Ancelotti, il quale portò un cospicuo entusiasmo in città per il suo arrivo. Lo stesso tecnico che aveva ribadito più volte di non voler stravolgere i concetti di base che questa squadra aveva acquisito, bensì di aggiungerne dei propri per migliorarne i fondamentali. Decisioni affrettate che hanno modificato il corso degli eventi? Fatto sta che gli ultimi 4 mesi hanno evidenziato un calo ponderale di questa rosa. Sia fisico che mentale. 

IL PIANO DELLA SOCIETA’

Reclutare Carlo Ancelotti nello staff societario è stato motivo di orgoglio per il Napoli di De Laurentiis. Valorizzare l’intera rosa e migliorare il cammino europeo in Champions erano gli obiettivi prefissati per questo primo anno della nuova gestione. Progetto che stava riscuotendo un discreto successo fin quando, anche Carlo Ancelotti, ha constatato la poca continuità nel rendimento delle ‘cosiddette’ seconde linee. Sfortuna (o poca personalità) ha voluto che anche il cammino europeo arrivasse al capolinea nel girone di qualificazione, per un solo gol di scarto e dall’unica sconfitta subita in quel di Anfield. Una squadra che, ad ogni buon conto, aveva trovato la sua quadratura, una certa regolarità nei risultati, i quali, tutt’oggi, le hanno consentito di confermare la seconda piazza nel campionato nazionale. Il nuovo anno ha rilevato risvolti inaspettati, una continuità di gioco altalenante e il disciogliersi delle solidità acquisite in questi mesi. Ma perché? 

L’IDENTITA’ SMARRITA

Cosa ci ha affascinato nel corso di questi ultimi tre anni? Qual è stato l’elemento fondamentale riconosciuto da tutta Europa e che ha contraddistinto il Napoli? Il gioco, l’identità che questa squadra trasudava ovunque calcasse un terreno di gioco. Diciamoci la verità, osservare passivamente il ridimensionamento di molti calciatori, colori i quali ci hanno inebriato con il loro calcio spumeggiante, ci ha depresso non poco. Ma, come invece tanti ipotizzano, e fomentano, il rammarico non è da associare alla mancanza di Maurizio Sarri, bensì della figura identitaria che apparteneva al Napoli e che sembra aver smarrito. Si è ribadito più volte il concetto che l’attuale rosa non è fornita di quei numeri per dare credito e vigore alle idee calcistiche di Ancelotti. Con Sarri si entrava in porta per fare gol, con Ancelotti ci si ritrova spesso a confronto con il diretto avversario. Questa squadra era abituata ad un gioco corale, con un collettivo dalle simmetrie pressoché perfette, con l’attuale gestione si pratica un calcio ad ampio raggio d’azione, con calciatori che devono creare superiorità numerica nel saltare l’avversario.

L’INCOMPATIBILITA’ DEI RUOLI

Altro argomento da tener conto è che non siamo mai stati abituati alla poca stabilità, specie per quanto riguarda i ruoli. Come già ribadito la volta scorsa, la cessione di Hamsik non ha rappresentato la sola perdita di un pedina importante, ma ha finito con l’inficiare sull’equilibrio dell’intera squadra. E’ stato il centrocampo a subirne le conseguenze maggiori, con Allan costretto a vestire i panni di un improbabile playmaker. Zielinski, il quale ha subito troppi cambi di mansione per riconoscersi nel proprio. Fabian Ruiz, che nella prima parte della stagione aveva suscitato ottime impressioni, interfacciandosi tra la linea mediana e la trequarti d’attacco. Lo spagnolo, almeno allo stato odierno, non sembra avere i tempi per ricoprire il ruolo di centrale di centrocampo. Magari in futuro, con l’esperienza che egli accumulerà, e non con lo svezzamento precoce che ha dovuto subire dopo la partenza dell’ex capitano. Percependo poca stabilità in mezzo al campo, anche i restanti reparti ne hanno subito le conseguenze. Nella fattispecie la difesa, la cui messa a punta stava risultando un vero fiore all’occhiello della gestione Ancelotti. Complice, ad onor del vero, anche la prolungata assenza di un leader come Raul Albiol. Accontentare Marek era un atto dovuto da parte della società. Farlo a stagione terminata, tutelando il prosieguo di quella già in corso, lo era altrettanto.

I NUMERI DELLA RAGIONE

Nonostante le controversie riscontrate nella seconda a parte della stagione, il Napoli ha ancora le carte in regola per terminare la stagione al secondo posto. Aver raggiunto i quarti di finale di Europa League ha sopperito la distanza di 20 punti dalla Juventus? Ha compensato alle emozioni provate la scorsa stagione? Per quanto mi riguarda la risposta è sicuramente no. Altrettanto ne rispondo a chi estremizza nell’affermare che sia stata una stagione fallimentare. E che non sia nemmeno una prospettiva futura non lo dico io, bensì i numeri. La statistica fatta tra i maggiori campionati europei ci indica le varie performance della squadra allenata da Carlo Ancelotti. Nonostante il transitorio approccio ad un nuovo modo di intendere il calcio, il Napoli occupa il secondo posto nella classifica dei tiri effettuati durante l’arco dei 90 minuti di gioco.

Statistica dei tiri durante la gara

 

La prima squadra della serie A nella classifica che elenca le squadre che centrano maggiormente la porta.

Statistica dei tiri a partita nello specchio della porta

 

 

Stesso discorso per quanto concerne la classifica stilata per la precisione dei passaggi effettuati.

Statistica della precisione nei passaggi

LE PROSPETTIVE

Che i numeri non siano risultati di pari passo alle attese è dovuto ad un processo di maturazione in atto, oppure c’è bisogno di rivalutare la rosa? Questo penso sia il punto focale da cui ci si attende una vera e propria svolta. Un ricambio generazionale per acquisire calciatori che abbiano caratteristiche che maggiormente sposino il gioco del tecnico di Reggiolo. La società è pronta ad una svolta epocale per un mercato che possa garantire un quid di esperienza al servizio dell’allenatore? Oppure di comune accordo si andrà avanti nell’ottica del prospetto avveniristico? Il progetto stadio resterà un’utopia o ci saranno percorsi da intraprendere in tal senso? La prossima stagione dovrà basarsi su scelte oculate, la società dovrà decidere cosa vuol fare da grande