La faida in corso ad Arzano e di riflesso nei territorio di Frattaminore e Frattamaggiore, assume sempre di più gli aspetti di un vero e proprio conflitto paramilitare.
Nel decreto di fermo eseguito due giorni fa dai Carabinieri della Compagnia di Giugliano nei confronti di sette persone ritenute legate al clan Pezzella, alleato dei Monfregolo e di conseguenza in contrasto coi Cristiano-Mormile, emergono circostanze particolari.
Uno degli arrestati, Pasquale Landolfo, era intercettato. Dopo il manifesto funebre al Comandate Biagio Chiariello e la bomba carta all’esterno della parrocchia di Don Maurizio Patriciello, l’uomo è sicuro che si sia trattata di una mossa dei suoi rivali, ovvero i Mormile, per far ricadere la responsabilità sui Monfregolo-Pezzella.
Queste tecniche durante i conflitti si chiamano “False Flag” ovvero finte bandiere. Si attacca un obiettivo fingendo di essere qualcun altro per far ricadere la responsabilità sul rivale. Una strategia sofisticata, che se confermata, sottolineerebbe ancora una volta la attitudine al conflitto che questi clan stanno dimostrando in questa faida.
Infatti il provvedimento, firmato dai pm Francesca De Renzis e Giorgia De Ponte della Dda, è stato emesso proprio per evitare altri imminenti spargimenti di sangue.
Le intercettazioni sono molto recenti, risalgono al 12 marzo, poche ore dopo l’esplosione dell’ordigno davanti alla chiesa del Parco Verde di Caivano. Pasquale Landolfo, considerato il capo del gruppo, legge un articolo che riguarda quell’attentato e commenta: “hanno messo in mezzo anche a quello della Polizia Municipale” (riferendosi alle minacce a Chiariello, evidentemente citate nell’articolo). E continua: “Questi ora pensano che siamo stati noi“, “questi ora pensano che siamo stati noi di qua… hai capito? ad Arzano hanno fatto il vigile urbano, e di qua a questo“.
Massimo Landolfo, il figlio, ribatte: “no, perché sta scritto il fatto del vigile urbano… che dici, ci vogliamo mettere un po’ addosso a questo?” (intendendo una ritorsione violenta). A questo punto il padre chiede contro chi suggerisce una reazione, e il ragazzo risponde: “A Vincenzino“. Si tratta di Vincenzo Mormile, cognato di Pasquale Cristiano “picstic”, ritenuto capo del gruppo criminale rivale dei Pezzella.
Qualche minuto dopo, alle 13:16, Pasquale Landolfo, leggendo un altro articolo sui social, torna sull’argomento e stigmatizza la scelta di piazza un ordigno davanti a una chiesa. Una mossa che, secondo lui, è opera dei rivali che in questo modo cercano di far ricadere la colpa sui Monfregolo e sui loro alleati e che si sarebbero resi responsabili anche delle minacce al comandante Chiariello. “Si… ma a mettere una bomba sotto la chiesa di quello, no! – dice – qualche cornuto… ha fatto anche i manifesti… hai capito? sono stati loro“.
E propone addirittura di mandare una lettera a don Maurizio Patriciello per prendere le distanze da quell’attentato: “Io gli manderei una lettera… dicendo che qui non esiste proprio, poi contro la Chiesa! Uccidiamoci tra di noi ma la Chiesa è sacra… questo sporco uomo di merda e cornuto“. “Uccidetevi fra di voi ma la Chiesa… qualche cornuto l’ha messo per far credere che siamo stati noi“, “ma perché i manifesti… ad Arzano hanno messo i manifesti ma non sono stati loro“. Il boss accusa esplicitamente Mormile, ritenendolo responsabile di entrambi gli episodi: “Sicuramente lui è stato… te lo dico io… pensa di starsene sempre lì dentro… ha messo la bomba e gli ha fatto pensare che siamo stati noi“.
Il boss, si evince da un’altra intercettazione, risalente alla sera della stessa giornata, avrebbe inoltre pianificato un raid intimidatorio verso due persone ritenute legate al clan rivale, uno dei quali considerato responsabile di una “stesa” contro l’abitazione di un affiliato nel febbraio precedente. “Vogliamo acchiappare a questi due.. li sequestriamo – dice Landolfo – un paio di macchine, lo blocchiamo e gli facciamo fare i vermi a questi scemi“.