30 ANNI DALLA STRAGE DI CAPACI

Sono trascorsi 30 anni dal 23 maggio 1992, giorno passato alla storia d’Italia come la “Strage di Capaci”. Trenta anni fa si aprì così la fase delle stragi di mafia con l’attentato sull’autostrada Trapani – Palermo poco prima dello svincolo per Capaci, dove fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tutta la scorta.

Oggi le istituzioni ricordano quell’avvenimento perché è fondamentale non dimenticare e mantenere viva la memoria sulla pericolosità delle organizzazioni criminali. E per onorare la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la collettività.

A 30 anni dalla strage di Capaci, dalla morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo non si sente più parlare di mafie e corruzione. Ci troviamo davanti a un processo di normalizzazione per cui è meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra.
Mafie e corruzione purtroppo però esistono e sono più che mai potenti. Uccidono meno i corpi e più le speranze, agendo come parassita sociale che ruba il bene comune, i diritti, inquinando l’economia, minando le basi della democrazia. A trent’anni dalle stragi di mafia sarebbe un crimine trasformare questa ricorrenza in un’occasione per spendere parole vuote, al solo scopo di timbrare un anniversario che invece pesa ancora, e non poco, sulla coscienza dell’Italia intera. Per celebrare questo trentennale non servono allora parole leggere, ma scelte e gesti pesanti. Questo il messaggio dell’associazione “Libera Contro le Mafie”.

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