Si è spento dopo aver combattuto contro un brutto male Giovanni Galeone. L’allenatore di calcio del Pescara dei miracoli, originario di Napoli, aveva 84 anni. Era ricoverato in un ospedale di Udine da diverso tempo. Ha allenato anche Napoli, Perugia e Udinese nella sua lunga carriera.

Nato a Napoli il 25 gennaio del 1941, da allenatore ha conquistato quattro promozioni: due a Pescara, una a Udine e una a Perugia. Galeone – che da calciatore (era un centrocampista) ha indossato le maglie di Ponziana, Monza e Udinese fino al 1974 – ha allenato anche Como e Spal.

La sua carriera è stata scandita da successi, passione e un’identità calcistica ben definita. Dopo gli anni da giocatore – tra cui più di 150 presenze con la maglia dell’Udinese – Galeone si impose come allenatore capace di esaltare il gioco offensivo e di lasciare un segno profondo nelle piazze in cui ha operato.
Il legame con il Pescara fu particolarmente forte: fu qui che consolidò la propria reputazione con l’adozione di un “4-3-3” d’attacco e la conquista di due promozioni in Serie A (1986-87 e 1991-92) che lo resero una vera icona per la città e la tifoseria. La sua visione, fortemente tecnica e audace, trasformò il Pescara in un laboratorio e modello di calcio spettacolo.

La carriera di Giovanni Galeone lo portò anche al di fuori dell’Abruzzo: dopo esperienze con l’Udinese e altre squadre, giunse al Perugia, dove ottenne una promozione in Serie A prima di chiudere un ciclo importante della propria carriera.

Galeone è ricordato anche per la sua esperienza alla guida del Napoli nella stagione 1997-1998, oltre che per aver formato una nuova generazione di allenatori. È stato infatti considerato il maestro di Massimiliano Allegri e Gian Piero Gasperini, che proprio questa sera si affronteranno in Milan-Roma, nel segno di un’eredità calcistica che continua a vivere.
Il ricordo che lascia è quello di un uomo che credeva nel calcio che diverte, che cresce e che va oltre i risultati immediati: un’eredità che vive nel modo di fare calcio e nel ricordo affettuoso delle comunità che lo hanno accolto.