Di Maurizio Sarri e della coerenza non vi è un domani

“E la perla si adagiò nella dolce acqua verde e precipitò verso il fondo. I rami ondeggianti delle alghe la chiamarono, le fecero cenno, e sulla superficie le luci apparvero verdi e delicate. Si posò sulla sabbia fra pianticelle simili a felci. Sopra, il velo dell’acqua era come uno specchio verde. E la perla giacque in fondo al mare. Un granchio che zampettava sul fondo sollevò una nuvoletta di sabbia, ed ecco, era sparita. La musica della perla si consumò in un sussurro e svanì“.

IL SARRISMO NON E’ MAI ESISTITO (O almeno cosi dicono)

Sì, lo ha detto proprio lui, Maurizio Sarri, o così ha lasciato intendere. O quantomeno non nel neologismo a lui dedicato, un concetto che non ha mai manifestato oltre modo e che può associarsi al solo stile di fare calcio. Lo stesso che ha poi trasformato il palazzo del potere nel furibondo tentativo di vincere lo scudetto. Un trasformismo dovuto (o uno stridio acuto di uno specchio su cui arrampicarsi, fate voi), data la scelta del suo nuovo habitat. Una metamorfosi mnemonica, come quella quella che lo ha indotto nel ricordo di un fantomatico Empoli-Milan, nonostante presenziasse in quel di Castel Volturno e indossasse la casacca azzurra. Ma il Sarrismo non esiste, non è mai esistito se non nella nostra egocentrica visione di intendere le cose. Nel voler a tutti i costi eleggere il nostro personale capopopolo, colui il quale potesse intraprendere l’ideale rappresaglia che ci attende da una vita. Insomma, l’ormai consueta pantomima che avrete avuto modo di leggere durante l’arco di questi giorni.Una connotazione ideologica che fin quando gli era cucita addosso in quella che descriveva la sua squadra del cuore ha saputo cavalcare e maneggiare con cura, ma che da oggi è diventata un fardello ingombrante e pesante da potersi trascinare.

COLPEVOLI DELLE NOSTRE CERTEZZE?

Ciò che scaturisce dalla conferenza stampa di Maurizio Sarri è che la coerenza risiede nell’ingenuità delle persone. D’altronde, quale valore possiamo mai dare ad un sostantivo che si associa alla leggerezza e alla spontaneità di un mondo lontano e sperduto chissà dove. Chi vuole la coerenza? Nessuno ormai. Gli sciocchi e i dottrinari, i noiosi che portano i loro principi sino alla amara fine delle proprie azioni. Sì, perché a smontarne la sua tesi di fondo si presentano puntuali le circostanze della vita quotidiana. E Napoli è stata già accusata di tutto ciò. Credulona, debole, frignona, e quanto di più si possa strumentalizzare e colpevolizzare. Il legame, l’affetto, il sentimento provato verso l’uomo Sarri era già bandito da una grande fetta dell’onniscenza nostrana. Offuscati dal nostro ego, questo è il verdetto nazional-popolare.

E’ STATO TUTTO VERO, SARÀ COMUNQUE VERO

Napoli è una città difficile, complicata e meravigliosa al tempo stesso. E’ facile oltrepassarne i confini all’interno del suo stesso territorio. La puoi vedere come un’immensa distesa dai colori variegati, ma impercettibili da quantificare ed analizzare. Napoli ha il vanto dell’accoglienza ed è orgogliosa di esserlo. Ti dà tanto ma che altrettanto prende. Madre e matrigna al tempo stesso, a tratti estremamente possessiva perché fin troppo generosa. E’ nella sua indole, è il suo modo di interagire e di farsi conoscere. E’ il suo modo di narrare la propria identità. Ma al tempo stesso è in grado di masticare, metabolizzare, e di fa scendere giù anche il più nefasto dei bocconi amari. La verità, mio caro ‘vecchio’ Maurizio è che siamo cresciuti insieme, mano nella mano, ci siamo protetti l’uno con l’altro, siamo stati sinfonia e spartito di una melodia suadente, ribelle e combattiva. Questo è stato reso possibile perché il nostro era un connubio veritiero, un pluralismo che faceva invidia, e forse anche troppa paura. E’ stata la forza che ci ha resi immuni anche dalle sevizie del sistema e dalla sua rete anticorpale. Quello di uno scudetto misteriosamente svanito nel nulla in un albergo di Firenze, quello dalle mura erette dalle solide fondamenta dell’egocentrismo italiano che addirittura ne reclamava i complimenti. Che ti piaccia o meno sei stato parte di tutto questo. Forse relegato nei margini del nostro estremismo – quello caloroso, e forse non sempre saggio – ma ne hai fatto parte. Di questo puoi starne certo.