Del ciclo Ancelotti resteranno solo i buoni propositi?

Il finale della scorsa stagione diede luogo ad una delle gare di maggior risalto del ciclo Ancelotti, una prestazione dominante del Napoli ai danni della malcapitata Inter di Spalletti. Una partita convincente non tanto per il rotondo risultato (4-1) ma per quanto la squadra espresse in campo. Una disposizione tattica volta ad anticipare quella che doveva rappresentare la filosofia di gioco di quest’anno. Una pressione alta nella trequarti avversaria, reparti stretti e, soprattutto, un atteggiamento propositivo. Arriva il periodo di Dimaro, tra coccole e rallegramenti che si dispensano in ogni dove c’è posto anche per le rassicurazioni, quelle che lasciano trapelare i due principali protagonisti della vicenda: Lorenzo Insigne e Carlo Ancelotti. La pace sembra fatta, il trequartista azzurro torna nel suo ruolo di esterno e il tecnico di Reggiolo ritrova il suo capitano di nuovo con il sorriso stampato sul volto.

COSA E’ ANDATO STORTO?

Tutto filo liscio nel precampionato, il Napoli, nonostante le molte assenze dovute agli impegni avuti con le proprie nazionali, non colpisce nei particolari ma lascia ben sperare. Con la gestione della campagna acquisti già iniziano a nascere le prime divergenze. L’allenatore si pone come obiettivo calciatori che possano aumentare la qualità della rosa, versatilità e velocità tra le linee. D’altro parere è il patron De Laurentiis, che vorrebbe per il suo Napoli l’attaccante dai 30 gol. Insomma, il sogno James da una parte, e quello di Icardi dall’altra, si baratta per l’arrivo del messicano Hirving Lozano. Un colpo di mercato da 45 mln di euro che si andrà a sommare agli acquisti di Di Lorenzo, Manolas, Elmas e lo svincolato Llorente.

TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO

La stagione inizia con un rendimento pressoché altalenante. Dopo 14 partite ci ritroviamo primi nel girone di Champions League, avendo battuto Liverpool e Salisburgo e con la possibilità di chiudere i conti per la qualificazione agli ottavi  già questa sera al San Paolo. In campionato siamo al settimo posto, con Lazio, Cagliari, Atalanta, Roma, Inter e Juventus che ci precedono. Cosa è andato storto? Beh, la risposta probabilmente la possiamo leggere in due semplici dichiarazioni. E nessuna delle due rilasciate dai protagonisti fin qui citati. Leggo due verità, entrambe provenienti dalle parole di Davide Ancelotti. Questi, nel pre partita di Spal-Napoli, lascia emergere come il Napoli si esprima e si disponga in base alla tipologia dell’ avversario che si ritrova di fronte. Lo stesso Davide, costretto a sostituire il padre sulla panchina azzurra per la squalifica ricevuta contro l’Atalanta, nel post Roma-Napoli ammetterà le difficoltà del momento, di una squadra che non riesce a svolgere i compiti assegnatigli.

LA SQUADRA SEGUE IL TECNICO?

Sporadiche, ma perennemente presenti, stilettate si susseguono nel corso di questi primi mesi della nuova stagione. Prima Milik che dichiara come le continue rotazioni che si susseguono nel Napoli rischia di far perdere fiducia e automatismi alla squadra. In seguito Insigne, Younes si rendono protagonisti di diverbi personali nei confronti del tecnico, e a questi (e a questo punto non sappiamo se risulteranno casi isolati ) si aggiungerà Ghoulam il quale è stato definito non in condizione di giocare. Infine, si aggiunge l’intervento del Presidente di mandare tutti in ritiro fino a domenica mattina. In risposta a tale decisione c’è stato l’intervento di Ancelotti che ha espresso il suo disappunto e com’è finita la storia lo sapete tutti. Al di là delle osservazioni e delle disquisizioni che si possono avere, le divergenze sono diventate troppe, specie se le sommiamo alle diatribe citate poc’anzi.

UNA STAGIONE DA SALVARE

Dietro l’ammutinamento, rivolta, insubordinazione – o come volete come volete chiamarlo – c’è un madornale errore, dettato da una folle impulsività del momento. Ma c’è anche insoddisfazione. C’è una repressione che parte da uno scudetto perso due anni fa e ribolle nella frustrazione di una mancata identità sul campo. Un’oasi deflagrata, un giocattolo rotto che, forse, può essere ancora aggiustato. Con il dialogo, raccogliendo i cocci che hanno reso insicuri questi ragazzi, un confronto chiarificatore tra società, tecnico e squadra. Per capire i motivi del ribelle gesto e chiarendo il tutto con una conferenza stampa da entrambe le parti. Continuare a tenersi a distanza, tra silenzi e presunte minacce non gioverà a nessuno, specie se si vuol salvare ancora questa stagione. Multarli sarà anche giusto, ma dategli l’opportunità di spiegare le proprie ragioni.