Il Napoli del mio mondo ideale

Nel mio mondo ideale l’audacia di questo Napoli risulterebbe commovente. Temeraria, perseverante, da ammirare per alcuni versi. Non è facile restare attaccati ad un treno chiamato Juventus che fugge via e che non conosce fermate. Non è facile perché consci di possedere un motore meno potente e di non poter raggiungere la massima velocità desiderata. Non è facile perché le batoste sono continue e possono costringere il proprio capostazione alla frenata di emergenza. Di quelle brusche, che possono arrestarne la corsa e le motivazioni. Come quella rischiata domenica sera al Sardegna Arena di Cagliari, in una partita in cui c’era tutto da perdere e poco da guadagnare. L’eliminazione Champions poteva recare il retrogusto amaro del contraccolpo psicologico. Una ripercussione da pagare a caro prezzo. Ma il Napoli è riuscito ad uscirne fuori nel migliore dei modi, traendo fuori nuova linfa in grado di poterlo rigenerare dalle vicissitudini dell’ultima settimana. Lo ha fatto attraversando i mugugni e lo scetticismo dei tanti che già sventolavano la propria resa, ‘condizionata’ dal susseguirsi di ‘singolari epiloghi’. Sì, perché chi è già fornito del miglior motore dalle lustre prestazioni non vuol dire ritrovarsi con la strada spianata. Sì, perché nel mio mondo ideale un ‘Giudice Maestro’, che vanti di cotanta qualifica, non sentenzia, con imperterrita regolarità, due pesi e due misure. Equivarrebbe le sue scelte, per dare seguito al saggio proverbio de la legge è uguale per tutti. No, non è facile per niente, specie se la partita che ti ritrovi a giocare ha un macigno possente sulle spalle. E lo si è visto in campo, un Napoli con tanta di voglia di rivincita ma contratto allo stesso tempo. Si leggeva negli occhi dei calciatori, insoddisfatti su quanto poco riuscissero ad incidere. Ma la vittoria arriva dalla rabbia e dall’orgoglio, parafrasando la leggendaria Oriana Fallaci. Giunge sul rintocco del gong, nel migliore dei modi, con l’uomo della sofferenza: un riscatto targato Arkadiusz Milik. Magistrale oserei dire. Un piazzato meraviglioso che supera in extremis un Cagliari ancora imbattuto tra le mura amiche. Si vince tra lunghi abbracci e la compiacenza della ritrovata serenità, ma anche nel segno di chi contribuisce alla disaffezione per questo sport.