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Arkadiusz Milik è la nostra Araba Fenice: il cuore oltre l’ostacolo

Per gli egizi era rappresentata da una corona, per i greci era una sorta di Aquila Reale. C’era chi ritenesse che la sua risurrezione avveniva attraverso le acque, e chi dalle ceneri delle fiamme. Per gli Assiri, invece, il suo mito è ispirato ad un volatile realmente vissuto sul proprio territorio. L’Araba Fenice, realtà o leggenda che sia, è stata, ed è, fonte di ispirazione e di considerazione di poeti ed intellettuali. La sua epopea narra di un uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri. Un sinonimo di forza, si dice addirittura che le sue lacrime fossero curative e che avesse una grande resistenza fisica. Riuscendo poi a controllare il fuoco, essa diveniva quasi indistruttibile. Per il genere umano, la sua massima rappresentazione risiede nel potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi. Le persone resilienti sanno bene che è importante coltivare l’autostima, circondarsi di buoni amici ed imparare ad accettare ogni situazione, anche quando ci appare scomoda, per poter reagire e poi rialzarsi più forti di prima.

L’ARKA DI MILIK

Arkadiusz Milik, calcisticamente parlando, è un punto di riferimento in tal senso. La capacità di resistere alle avversità dei suoi ultimi due anni è un’espressione di, prosperità e armonia. Lo manifesta con il suo sorriso, presente ad ogni occasione, che lo ha accompagnato nei momenti difficili ma che oggi può sfoggiare in tutta serenità. Due lesioni del crociato non sono una sciocchezza, specie per un atleta che tende ad affermarsi ad un certo livello. Ma lui ce l’ha fatta. diventando addirittura indispensabile per la sua squadra. L’inamovibile pedina al centro dell’attacco della compagine azzurra. La sua duttilità è ormai diventata una piacevole routine. La costante presenza nel tabellino delle marcature un’ordinaria amministrazione. La sua continuità è l’ulteriore conferma del vigore di quest’uomo, che ci rende sempre più consci di essercene privati per fin troppo tempo. La ritrovata condizione psico-fisica hanno ridato smalto ad un calciatore che si identifica nel prototipo dell’attaccante moderno. Forza, inserimento, doti atletiche, controllo del pallone.

Lo abbiamo ritrovato nella sua profondità di gioco, nel suo sinistro al fulmicotone. Fulmineo, devastante. Nella sua tecnica. Nell’innata capacità di far risalire la squadra, nell’aprire varchi ai propri compagni e nel tenere in perenne apprensione la difesa avversaria. 
Simbolo e punto di riferimento di un reparto d’attacco che vive delle sue giocate e dei suoi gol.  Dalla sua gavetta da lanciere è migliorato molto, scoprendo capacità balistiche attraverso la sua ritrovata consapevolezza.

 

Il ciclo della sua rinascita si è completato domenica pomeriggio, racchiuso nella magnificenza, e nella prestanza, del suo incantevole gol all’Olimpico di Roma.

L’APPARTENENZA A QUESTI COLORI

Il suo recupero non è passato attraverso Verona. L’ipotesi di un prestito al Chievo fu subito rispedita al mittente. Una sua scelta, rispettosa ma sentita. Quasi nel sentirsi in dovere di offrire il suo contributo alla causa, nonostante dovesse ripartire dalla panchina. Un dovere verso quella maglia che troppo tempo lo aveva aspettato nel vedersi indossata. Ma la maglia ha i suoi molteplici significati, una passione che si rivendica in ogni dove, e si rende degna su chi si compenetra nella sua essenza. Un’appartenenza che Milik aveva già dimostrato tre anni or sono, quando impiegò meno di 24 ore nell’accettare la proposta del Napoli. Senza alcuna titubanza, nel cadere nell’ombra del fuggiasco argentino che tante emozioni aveva regalato al popolo Partenopeo. Un ragazzo di appena 22 anni che non si lasciò intimorire da alcun cliché legato a questa città. Per me Arkadiusz Milik è un esempio di valore e di coraggio. D’altronde, chi è dotato di resilienza non si fa cogliere impreparato emotivamente di fronte alle emergenze, sa accettare con flessibilità, e senza rigidità, le sfide della vita.