La Convention che scuote le leadership


di Biagio Fusco
– N
ella narrazione biblica è raccontata la storia del pastorello Davide che intorno all’anno 1.000 a.C., armato di semplice fionda, uccide Golia, il temibile gigante dei Filistei, in guerra contro il popolo di Israele guidato dal re Saul, simboleggiando il trionfo di fede e coraggio sulla sorda violenza. Ispirandoci a questa vicenda, e con le adeguate proporzioni, si potrebbe dedurre che in politica (italiana ma forse non solo in quella), non bisogna mai sottovalutare un potenziale o reale competitor, soprattutto basandosi sulle apparenze. Assurge oggi quasi a cauto principio base che si confà all’agire del prototipo di leader politico avveduto e capace, si potrebbe chiosare. Silvio e Matteo, in verità, non l’hanno mai guardata in questa ottica, piuttosto relegandola in un posto che non volesse dire altro se non presenza utile ”, a consentire la vittoria sui candidati del centro sinistra con il suo appetibile pacchetto di consensi, che negli ultimi mesi lievita sino a schizzare in modo impressionante tra i reports dei sondaggisti. E’ facile comprendere a questo punto che i numerosi indizi portano a concludere che si sta parlando di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia. Secondo i politologi più accreditati nel fare pronostici e maggiormente autorizzati a ricevere notizie di prima mano, la Giorgina Nazionale sarebbe in cima alle classifiche delle sponsorizzazioni del centro – destra per occupare palazzo Chigi alle prossime elezioni politiche; almeno in questa direzione pare stiano andando le indicazioni provenienti dalla conferenza programmatica di FDI, attualmente in corso al Mico di Milano dove si sta lanciando l’azione di governo in vista del 2023 con la kermesseItalia, energia da liberare ” . Questi i passaggi più significativi della relazione programmatica con cui il leader dei sovranisti italiani ha aperto i lavori dell’assemblea:  Trasformeremo quest’epoca infame in un nuovo Risorgimento italianoVogliamo dire basta all’approccio ideologico che tiene l’Italia ostaggio, da Patria del fare al Paese dei noL’accusa che ci viene formulata di non avere una classe dirigente adeguata a governare una nazione è ridicola… In questi 30 anni di ubriacatura le autocrazie si sono rafforzate. E la colpa principale ce l’ha l’Occidente, che ha rinunciato alla propria anima, che ha svenduto i suoi valori al miglior offerente. Per noi la risposta non è mai una simpatia per le autarchie, ma è restituire la dignità alle società occidentaleSiamo pronti a ricostruire questa Nazione sulle macerie di quella globalizzazione fallita. E la ricostruiremo seria, forte, libera, rispettata, produttiva. Non voglio dire che sia facile, ma è un compito per chi ha testa, cuore, coraggio. Un compito da patrioti…Negli ultimi decenni leélite globaliste hanno imposto i loro modelli economici pensando di piegare la realtà. Ma la realtà si impone sempre. Pandemia e guerra hanno spazzato via il castello di sabbia delle utopie globalistepretendere di cancellare identità, famiglie, di trasformare l’uomo in un modello senz’anima è follia. Se noi vogliamo che l’Italia diventi una grande Nazione, allora siamo noi italiani che dobbiamo crescere. È il tempo di un necessario ritorno al reale

La scelta poi di tenere la Convention nella metropoli meneghina, che storicamente rappresenta la sede della capitale economica italiana oltre che il contesto ove politicamente ha visto la luce e si è radicata la Lega Lombarda, non è stata un caso, ma certamente non molto gradita da Salvini, il quale rispetto al dato elettorale delle europee 2019 vede dimezzato il suo 34%, assistendo alla crescita parallela del consenso di FDI verso cui probabilmente è confluito il voto di quella parte del centro – destra ritenutasi delusa dall’estate del Papeete in avanti. La Destra che oggi la Melonisente con maturità di voler interpretare non è più solo quella sociale e movimentista ma è quella che guarda con attenzione ed ascolto alle istanze ed esigenze che emergono dal ceto medio, dalla imprenditoria del terzo settore, dai professionisti e dalla medio alta borghesia, tentando con grande intelligenza di costruire una rete di rapporti che finalmente abbandoni i confini capitolini, troppo angusti per chi aspira a diventare leader in una coalizione che esprima forze di governo. Come lei stessa ha ammesso, è più semplice guadagnare consensi quando si sta all’opposizione e non si rivestono responsabilità di governo ma non è stato un elemento determinante per l’attuale successo che sta riscuotendo FDI a livello nazionale e locale. La Meloni è stata lungimirante quando ha saputo attrarre e reclutare personalità eminenti del panorama politico italiano, che hanno fatto la sia pur breve storia della II Repubblica, da La Russa a Rampelli, da Crosetto fino a Fitto, dimostrando umiltà e tenacia verso chi (Berlusconi e Salvini) con ogni probabilità l’hanno sottovalutata sotto il profilo della grandezza e spessore politico, tant’è che oggi si ritrovano a rincorrerla. Le mosse strategiche si sono rivelate tutte quante corrette e molto oculate; aver respinto il tentativo di Orbàn e Salvini di creare un unico eurogruppo, aver mantenuto un alinea atlantista netta grazie ai buoni legami sempre conservati con i Repubblicani d’oltreoceano; aver appoggiato internamente Draghi e le misure sanzionatorie antirusse e a Strasburgo essersi messa sulla stessa linea del gruppo di ECR dei Conservatori riformisti insieme ai polacchi di Diritto e Giustizia, conferendo in termini diquorum un apporto del 6,4 %, non proprio entusiasmante inizialmente.